Unica nel suo genere, dal sapore intenso e casereccio in cui il grasso del maiale ed il fuoco del peperoncino si fondono perfettamente in una spalmabili poesia….Parliamo dell’inimitabile ‘Nduja calabrese, l’insaccato al peperoncino più conosciuto al mondo.
Una delle tante eccellenze DOP del territorio, difficile da far comprendere a chi non l’ha mai assaggiata ma facilissima da amare dopo il primo morso.
E’ un prodotto molto versatile perché non ha bisogno di essere cucinato prima di essere mangiato e si può consumare sia in purezza, spalmato su pane o crostini, sia in aggiunta alle preparazioni per dare una spinta di colore e di sapore ai piatti.
Per secoli la ‘Nduja è stata un alimento base della dieta calabrese.
Originaria delle zone del Monte Poro, precisamente di Spilinga, tra l’Altopiano di Poro e Tropea, la ‘Nduja è nata come prodotto povero, realizzato dai contadini per non sprecare le rimanenze del maiale. Infatti l’insaccato era composto dai tagli meno pregiati come fegato, lardo e polmone, triturati ed insaccati in un budello animale con l’aggiunta di abbondante peperoncino.
Oggi però i buoni produttori si sono allontanati da quell’approccio utilizzando solo ingredienti di alta qualità: La carne di suino (guanciale e pancetta) ed il grasso suino (lardello) macinati molto finemente. Infine il peperoncino che è molto importante perché fornisce sapore ma anche una sana spinta di vitamine e antiossidanti, che aiuta il processo di conservazione, assieme al sale.
Dopo la preparazione segue un’affumicatura, di solito con legna di ulivo o arancio, molto resinosa ed aromatica. Infine la stagionatura, che dura dai 6 mesi ai 2 anni.
Il prodotto finale emerge come una specie di paté di maiale di colore rosso vivo.
Se utilizzata in un piatto o su un alimento caldi, il calore consente al grasso di sciogliersi e al peperoncino di sprigionare tutto il suo aroma.
Un’irresistibile bontà, direbbero in molti, che negli ultimi tempi ha letteralmente conquistato i palati stranieri!
Inizialmente è stato il massiccio esodo calabrese degli anni ’50 verso Nord Italia, Europa e Stati Uniti a permettere al mondo di venire a conoscenza con questa specialità tradizionale.
Oggi questo prodotto tipico con il suo sapore deciso sta conquistando chef e astri internazionali della cucina, che lo propongono ormai abitualmente agli esigenti palati dei clienti dei loro ristoranti stellati. Ne sa qualcosa Lidia Bastianich che ha annoverato la ‘Nduja tra i prodotti di tendenza per il 2018, insieme al caciocavallo, alla liquirizia e al bergamotto.
Di questo particolare sapore italiano sembra proprio che i palati stranieri non possano più a fare a meno, da Londra a New York.
“Sta bene con tutto, dalla burrata ai crostacei alla pizza, e si abbina bene alla pasta. È come se fosse un olio piccante non vegetariano”, spiega Jacob Kenedy, noto chef londinese ed aggiunge: “La ‘nduja è diventata popolare perché è piccante e sa di maiale e queste due cose vanno alla grande insieme”.
La ‘Nduja di Spilinga, anche grazie a qualche buona trovata di marketing sta vivendo una fase ascendete che la proietta sempre più verso nuovi mercati e verso opportunità per i suoi produttori.
Oggi cucinare con la ‘Nduja è sempre più “cool” e fa tendenza.
E’ un prodotto tradizionale ma in continua evoluzione per lo slancio commerciale in forte crescita. Molte aziende hanno anche avviato la produzione pastorizzata della ‘Nduja in vasetti di vetro facilmente commerciabili e dato il via a nuovi formati, come bustine, tubetti, vaschette e secchielli.
Grazie a questo tipo di conservazione la ‘Nduja gode del favore di un numero sempre maggiore di estimatori anche in America, da cui viene importata dopo il processo di risanamento termico.
A dimostrazione di questa tendenza americana è stato il lancio sul mercato Usa di un primo piatto di pasta già pronto e condito proprio con la ‘Nduja mentre recentemente Burger King ha inaugurato una nuova linea di hamburger con ingredienti italiani tra cui spiccano il Parmigiano Reggiano e la ‘Nduja Calabrese con il richiestissimo ‘Nduja Burger.